Il mistero del sesto senso
Quasi tutti possiamo raccontare fatti insoliti che non rientrano nel quadro delle normali esperienze quotidiane. Facciamo un sogno e poi si verifica. O abbiamo speciali intuizioni e presentimenti: seguendoli, siamo spinti a modificare certi nostri progetti, per esempio a rimandare una partenza, o a cercare di vedere più chiaro in una storia d'amore che non ci convince. Piccoli ma straordinari avvenimenti, tutti riconducibili in qualche modo al "sesto senso", una facoltà misteriosa che sfugge a una definizione ben precisa perchè sotto questo nome si possono riunire molte esperienze diverse. Più acuto dell'intuito o del cosiddetto fiuto, dei quali è comunque parente stretto, questa dote innata "usa" infatti tutti e cinque i sensi di cui siamo dotati (vista, udito, olfatto, gusto e tatto)
Questine di telepatia?
Per tutto il secolo scorso il sesto senso è stato esaminato sotto i suoi vari aspetti dalla parapsicologia, il filone di ricerca che studia gli eventi extrasensoriali, cioè non riconducibili ai cinque sensi. Alla fine quasi tutti gli esperti si sono trovati d'accordo: il famoso sesto senso andava identificato con la telepatia, la comunicazione tra mente e mente (dal greco tele cioè lontano, e pathia ovvero partecipazione).
Si affermò che questa facoltà era stata in tempi lontani patrimonio comune di tutta l'umanità e che solo in tempi più recenti si era affievolita, in favore di mezzi di comunicazione più comodi ed efficienti. Comunque non è andata del tutto perduta e si può ripresentare di tanto in tanto spontaneamente.
E' più attivo fra chi si vuol bene
Secondo la ricca ducumentazione di fatti curiosi raccolta dagli esperti di parapsicologia, il sesto senso si attiva spontaneamente, come uno straordinario "ponte mentale", soprattutto tra persone legate tra loro da un vincolo familiare o affettivo.
Ecco, quindi, che si pensa a una persona cara e questa, magari, ci chiama subito dopo al telefono. Ecco che una madre "sente" che il figlio lontano ha qualche problema, e successivamente riceve la conferma che le sue impressioni erano vere. Queste "comunicazioni" possono avvenire si di giorno, e le percepiamo allora come un'idea, un pensiero che ci attraversa d'improvviso la mente facendosi strada tra altri pensieri; e sia di notte, durante il sonno, sotto forma di sogni. Per quanto riguarda questi ultimi, recentemente sono state raccolte molte testimonianze di coppie che dichiarano di fare ogni tanto gli stessi sogni. Gli studiosi li hanno chiamati "sogni condivisi" e li ritengono una prova che il sesto senso è favorito tra persone molto unite tra loro.
Il sesto senso spiega anche molti sogni erroneamente ritenuti premonitori e dovuti, invece, alla capacità che abbiamo durante il sonno di raccogliere e "smistare" messaggi telepatici ricevuti magari ore prima, quando eravamo svegli. Altri sogni considerati premonitori sono dovuti a uno nostro spiccato spirito di osservazione, che ci consente di captare a livello inconscio dei segnali che poi elaboriamo nel sonno. Se sogniamo, per esempio, che un'amica verrà lasciata dal marito e poi succede davvero, non è detto che si tratti di una previsione extrasensoriale: più semplicemente, da molti segni esteriori avevamo intuito che nella coppia qualcosa non funzionava e il sogno vi ha "ricamato" sopra, immaginando le possibili conseguenze.
Il campo del sesto senso, molto affascinante, può essere dunque anche ingannevole.
Tutti ne siamo dotati
Se crediamo di avere un sesto senso poco sviluppato è solo perchè tendiamo a vivere troppo secondo logica e poco secondo gli istinti. Naturalmente questo può essere positivo perchè si è sempre con i piedi per terra e non in balia delle emozioni. Tuttavia, il sesto senso ci riporta alla nostra umanità più profonda e ignorarlo del tutto sarebbe un peccato: vorrebbe dire preluderci le meravigliose possibilità di sentirci più vivi e completi, in misteriose vibrazioni non solo con gli altri esseri umani ma anche con la natura intera.
La parola alla scienza
Il mistero del sesto senso è racchiuso nel cervello, del quale oggi molto si sa. Quello che non si sa è lecito supporlo, con un po' di intuizione. Com'è noto, il cervello è diviso in due emisferi: quello destro è la sede delle emozioni, quello sinistro della razionalità. Per far scattare quel qualcosa di speciale che chiamiamo genericamente "sesto senso", si ritiene sia necessaria la funzione di entrambi gli emisferi.
Questi, poi, sono fra loro connessi dal cosiddetto corpo calloso: costituito da milioni di fibre nervose, rende possibile il passaggio di informazioni.
Probabilmente, dicono i neurologi, è proprio il corpo calloso che rende possibile il fenomeno delle intuizioni. E dato che, dalle ultime ricerche, risulta che questa parte del cervello è nelle donne più grande e più spessa che negli uomini, si ha la conferma scientifica di quello che si è sempre saputo: che le donne hanno più intuito, un "sesto senso" emozianale più raffinato dei propri compagni. I quali però avrebbero in compenso i più sporadici ma preziosi "lampi di genio", favoriti dalle relazioni cerebrali tra la zona dell'intuito e l'emisfero sinistro, quello della razionalità.
Quasi tutti possiamo raccontare fatti insoliti che non rientrano nel quadro delle normali esperienze quotidiane. Facciamo un sogno e poi si verifica. O abbiamo speciali intuizioni e presentimenti: seguendoli, siamo spinti a modificare certi nostri progetti, per esempio a rimandare una partenza, o a cercare di vedere più chiaro in una storia d'amore che non ci convince. Piccoli ma straordinari avvenimenti, tutti riconducibili in qualche modo al "sesto senso", una facoltà misteriosa che sfugge a una definizione ben precisa perchè sotto questo nome si possono riunire molte esperienze diverse. Più acuto dell'intuito o del cosiddetto fiuto, dei quali è comunque parente stretto, questa dote innata "usa" infatti tutti e cinque i sensi di cui siamo dotati (vista, udito, olfatto, gusto e tatto)
Questine di telepatia?
Per tutto il secolo scorso il sesto senso è stato esaminato sotto i suoi vari aspetti dalla parapsicologia, il filone di ricerca che studia gli eventi extrasensoriali, cioè non riconducibili ai cinque sensi. Alla fine quasi tutti gli esperti si sono trovati d'accordo: il famoso sesto senso andava identificato con la telepatia, la comunicazione tra mente e mente (dal greco tele cioè lontano, e pathia ovvero partecipazione).
Si affermò che questa facoltà era stata in tempi lontani patrimonio comune di tutta l'umanità e che solo in tempi più recenti si era affievolita, in favore di mezzi di comunicazione più comodi ed efficienti. Comunque non è andata del tutto perduta e si può ripresentare di tanto in tanto spontaneamente.
E' più attivo fra chi si vuol bene
Secondo la ricca ducumentazione di fatti curiosi raccolta dagli esperti di parapsicologia, il sesto senso si attiva spontaneamente, come uno straordinario "ponte mentale", soprattutto tra persone legate tra loro da un vincolo familiare o affettivo.
Ecco, quindi, che si pensa a una persona cara e questa, magari, ci chiama subito dopo al telefono. Ecco che una madre "sente" che il figlio lontano ha qualche problema, e successivamente riceve la conferma che le sue impressioni erano vere. Queste "comunicazioni" possono avvenire si di giorno, e le percepiamo allora come un'idea, un pensiero che ci attraversa d'improvviso la mente facendosi strada tra altri pensieri; e sia di notte, durante il sonno, sotto forma di sogni. Per quanto riguarda questi ultimi, recentemente sono state raccolte molte testimonianze di coppie che dichiarano di fare ogni tanto gli stessi sogni. Gli studiosi li hanno chiamati "sogni condivisi" e li ritengono una prova che il sesto senso è favorito tra persone molto unite tra loro.
Il sesto senso spiega anche molti sogni erroneamente ritenuti premonitori e dovuti, invece, alla capacità che abbiamo durante il sonno di raccogliere e "smistare" messaggi telepatici ricevuti magari ore prima, quando eravamo svegli. Altri sogni considerati premonitori sono dovuti a uno nostro spiccato spirito di osservazione, che ci consente di captare a livello inconscio dei segnali che poi elaboriamo nel sonno. Se sogniamo, per esempio, che un'amica verrà lasciata dal marito e poi succede davvero, non è detto che si tratti di una previsione extrasensoriale: più semplicemente, da molti segni esteriori avevamo intuito che nella coppia qualcosa non funzionava e il sogno vi ha "ricamato" sopra, immaginando le possibili conseguenze.
Il campo del sesto senso, molto affascinante, può essere dunque anche ingannevole.
Tutti ne siamo dotati
Se crediamo di avere un sesto senso poco sviluppato è solo perchè tendiamo a vivere troppo secondo logica e poco secondo gli istinti. Naturalmente questo può essere positivo perchè si è sempre con i piedi per terra e non in balia delle emozioni. Tuttavia, il sesto senso ci riporta alla nostra umanità più profonda e ignorarlo del tutto sarebbe un peccato: vorrebbe dire preluderci le meravigliose possibilità di sentirci più vivi e completi, in misteriose vibrazioni non solo con gli altri esseri umani ma anche con la natura intera.
La parola alla scienza
Il mistero del sesto senso è racchiuso nel cervello, del quale oggi molto si sa. Quello che non si sa è lecito supporlo, con un po' di intuizione. Com'è noto, il cervello è diviso in due emisferi: quello destro è la sede delle emozioni, quello sinistro della razionalità. Per far scattare quel qualcosa di speciale che chiamiamo genericamente "sesto senso", si ritiene sia necessaria la funzione di entrambi gli emisferi.
Questi, poi, sono fra loro connessi dal cosiddetto corpo calloso: costituito da milioni di fibre nervose, rende possibile il passaggio di informazioni.
Probabilmente, dicono i neurologi, è proprio il corpo calloso che rende possibile il fenomeno delle intuizioni. E dato che, dalle ultime ricerche, risulta che questa parte del cervello è nelle donne più grande e più spessa che negli uomini, si ha la conferma scientifica di quello che si è sempre saputo: che le donne hanno più intuito, un "sesto senso" emozianale più raffinato dei propri compagni. I quali però avrebbero in compenso i più sporadici ma preziosi "lampi di genio", favoriti dalle relazioni cerebrali tra la zona dell'intuito e l'emisfero sinistro, quello della razionalità.
Washington. Verso la metà di febbraio 2005, numerosi quotidiani hanno dato notizia della pubblicazione di un articolo scientifico che dimostrerebbe l’esistenza del famoso sesto senso. L’articolo in questione è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science e autori sono due ricercatori della Washington University a St. Louis (J.W. Brown, T.S. Braver, "Learned predictions of error likelihood in the anterior cingulate cortex", Science 307, 1118-21, 2005).
Sede del presunto sesto senso sarebbe una regione del cervello che si trova nella cosiddetta corteccia cingolata anteriore, posta tra i due emisferi. Come spiega Joshua Brown, uno degli autori, in questa zona del cervello risiede un sistema di allarme che ci avverte per tempo quando qualcosa non va o quando qualche nostra azione potrebbe compromettere la nostra incolumità; si tratta di un circuito che ci fornisce informazioni per aggiustare la "rotta" dei nostri comportamenti e metterci al riparo dai pericoli.
Quindi a un esame più attento, si capisce subito che non si tratta affatto della scoperta di un vero nuovo senso. Si tratta semplicemente della scoperta di una zona del cervello in grado di elaborare in modo sofisticato le informazioni derivanti dai nostri soliti cinque sensi. Chiamare questa facoltà sesto senso appare quindi improprio.
Al di là dei nomi, tuttavia, lo studio pubblicato da Science riveste un indubbio interesse. Piuttosto curiosa è stata la procedura sperimentale adottata dai ricercatori. Alcuni ragazzi sani sono stati posti di fronte a un computer e il loro compito consisteva nel guardare un pallino, alternativamente bianco o blu, trasformarsi rapidamente in una freccia. La freccia poteva muoversi sullo schermo in due direzioni opposte. I ragazzi dovevano stare in allerta e premere un bottone a seconda della direzione presa dalla freccia. Occasionalmente però faceva la sua comparsa una seconda freccia e in questi casi i ragazzi dovevano indicare la direzione presa dalla prima freccia premendo i pulsanti in maniera invertita rispetto al solito. Questa complicazione aveva lo scopo di creare una situazione conflittuale nel loro cervello. Inoltre nel gioco vi era un trucco che però i ragazzi ignoravano: quando il pallino iniziale era blu, sarebbe comparsa la seconda freccia di disturbo con una probabilità maggiore.
Dopo un po’ di allenamento i ragazzi hanno iniziato a commettere meno errori. In altre parole il loro cervello aveva intuito l’esistenza del trucco, anche se i ragazzi non ne erano per nulla consapevoli. Durante il gioco i ricercatori monitoravano il cervello dei ragazzi mediante la tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI). In tal modo hanno osservato un aumento di attività della corteccia cingolata anteriore in concomitanza della comparsa della freccia ingannatrice.
Secondo Brown, da queste osservazioni si può dedurre che tale corteccia impara a sentire "odore di inganno" e si attiva avvertendo la persona di cambiare istantaneamente comportamento (in questo caso di premere il bottone opposto). Il soggetto non è consapevole di questo cambiamento imminente, ma i suoi riflessi migliorano. Questo nella vita reale significa che il sistema endogeno ha dato l’allarme in tempo per sfuggire a un errore o a un pericolo. Si tratta evidentemente di un adattamento evolutivo finalizzato alla sopravvivenza dell’individuo.
La scoperta, al di là dell’interesse teorico, sembra poter avere anche importanti ricadute in campo psichiatrico. È infatti noto da tempo che la corteccia cingolata può presentare anomalie anatomiche in pazienti affetti da patologie quali la schizofrenia e i disturbi ossessivo-compulsivi. Inoltre, secondo alcuni, la corteccia cingolata sarebbe la sede decisionale del cervello che interviene quando dobbiamo effettuare scelte cruciali e ben ponderate. Questa corteccia rappresenterebbe infine il crocevia tra ragione ed emozioni nonché la sede di ragionamenti complessi
Sede del presunto sesto senso sarebbe una regione del cervello che si trova nella cosiddetta corteccia cingolata anteriore, posta tra i due emisferi. Come spiega Joshua Brown, uno degli autori, in questa zona del cervello risiede un sistema di allarme che ci avverte per tempo quando qualcosa non va o quando qualche nostra azione potrebbe compromettere la nostra incolumità; si tratta di un circuito che ci fornisce informazioni per aggiustare la "rotta" dei nostri comportamenti e metterci al riparo dai pericoli.
Quindi a un esame più attento, si capisce subito che non si tratta affatto della scoperta di un vero nuovo senso. Si tratta semplicemente della scoperta di una zona del cervello in grado di elaborare in modo sofisticato le informazioni derivanti dai nostri soliti cinque sensi. Chiamare questa facoltà sesto senso appare quindi improprio.
Al di là dei nomi, tuttavia, lo studio pubblicato da Science riveste un indubbio interesse. Piuttosto curiosa è stata la procedura sperimentale adottata dai ricercatori. Alcuni ragazzi sani sono stati posti di fronte a un computer e il loro compito consisteva nel guardare un pallino, alternativamente bianco o blu, trasformarsi rapidamente in una freccia. La freccia poteva muoversi sullo schermo in due direzioni opposte. I ragazzi dovevano stare in allerta e premere un bottone a seconda della direzione presa dalla freccia. Occasionalmente però faceva la sua comparsa una seconda freccia e in questi casi i ragazzi dovevano indicare la direzione presa dalla prima freccia premendo i pulsanti in maniera invertita rispetto al solito. Questa complicazione aveva lo scopo di creare una situazione conflittuale nel loro cervello. Inoltre nel gioco vi era un trucco che però i ragazzi ignoravano: quando il pallino iniziale era blu, sarebbe comparsa la seconda freccia di disturbo con una probabilità maggiore.
Dopo un po’ di allenamento i ragazzi hanno iniziato a commettere meno errori. In altre parole il loro cervello aveva intuito l’esistenza del trucco, anche se i ragazzi non ne erano per nulla consapevoli. Durante il gioco i ricercatori monitoravano il cervello dei ragazzi mediante la tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI). In tal modo hanno osservato un aumento di attività della corteccia cingolata anteriore in concomitanza della comparsa della freccia ingannatrice.
Secondo Brown, da queste osservazioni si può dedurre che tale corteccia impara a sentire "odore di inganno" e si attiva avvertendo la persona di cambiare istantaneamente comportamento (in questo caso di premere il bottone opposto). Il soggetto non è consapevole di questo cambiamento imminente, ma i suoi riflessi migliorano. Questo nella vita reale significa che il sistema endogeno ha dato l’allarme in tempo per sfuggire a un errore o a un pericolo. Si tratta evidentemente di un adattamento evolutivo finalizzato alla sopravvivenza dell’individuo.
La scoperta, al di là dell’interesse teorico, sembra poter avere anche importanti ricadute in campo psichiatrico. È infatti noto da tempo che la corteccia cingolata può presentare anomalie anatomiche in pazienti affetti da patologie quali la schizofrenia e i disturbi ossessivo-compulsivi. Inoltre, secondo alcuni, la corteccia cingolata sarebbe la sede decisionale del cervello che interviene quando dobbiamo effettuare scelte cruciali e ben ponderate. Questa corteccia rappresenterebbe infine il crocevia tra ragione ed emozioni nonché la sede di ragionamenti complessi