I MAYA E IL CALENDARIO

I MAYA E IL CALENDARIO

Per capirne di più, è fondamentale conoscere bene questo grande popolo dell’America centrale e il calendario da loro utilizzato. Tale calendario è basato su più cicli di durata diversa.
Il ciclo Tzolkin, il ciclo Haab e il Lungo Computo.
Il ciclo Tzolkin era un calendario religioso basato su due cicli più brevi, uno di 13 giorni e un altro di 20. La combinazione di questi due cicli formava un ciclo di 260 giorni.
Il ciclo Haab era un calendario civile legato al ciclo delle stagioni. Era composto da 18 “mesi” di 20 giorni ai quali si aggiungevano 5 giorni (considerati particolarmente sfortunati) per un totale di 365 giorni all’anno.
Nella cultura Maya non si usava numerare gli anni né del ciclo Tzolkin, né del ciclo Haab. Invece si utilizzava il Lungo Computo.
La decifrazione di questo calendario deve molto al tedesco Ernst Förstemann; opera importante sulla quale si è a lungo studiato per ottenere dati è il ’Codice di Dresda’: attraverso i suoi studi, infatti Förstemann capì che i Maya usavano un sistema vigesimale; ma nel dettaglio si trattava di un numero di cinque “cifre”: la prima (quella delle “unità”) in base 20, la seconda (le “decine”) in base 18, la terza e la quarta di nuovo in base 20, la quinta in base 13. Queste “cifre” si scrivono da sinistra a destra, come per i numeri arabi nella notazione moderna, si scrivono i numeri corrispondenti separati da punti, ad esempio 12.19.13.7.18 Il ciclo completo del Lungo computo era quindi di 20×18×20×20×13 = 1872000 giorni (circa 5125 anni), ed era multiplo del ciclo Tzolkin di 260 giorni. Le prime quattro cifre si contavano a partire da 0 (quindi la seconda andava da 0 a 17, le altre da 0 a 19), la quinta invece andava da 1 a 13. Il primo giorno era il 13.0.0.0.0 (4 Ahau nel ciclo Tzolkin).
L’unità più piccola del Lungo computo era il giorno, detto K’in.
I periodi dopo i quali si ripeteva ciascuna cifra avevano i seguenti nomi: 20 giorni (prima cifra): uinal; 360 giorni (seconda cifra, 18×20 = 360): tun; 7200 giorni (terza cifra, 20×360 = 7200): ’atun; 144000 giorni (quarta cifra, 20×7200 = 144000): b’ak’tun; la quinta cifra si ripete dopo il ciclo completo di 1872000 giorni (13×144000 = 1872000).

Secondo i maya, ciascun ciclo del Lungo computo corrisponde ad un’era del mondo; il passaggio da un’era all’altra è segnata dunque da un cambiamento preceduto da eventi più o meno significativi. Il ciclo attualmente in corso, che secondo la mitologia Maya è il quarto, è iniziato il 11 agosto 3114 a.C. è molto vicino al termine: il nuovo ciclo inizierà il 21 dicembre 2012.

I Maya, essendo politeisti, veneravano un gran numero di divinità della natura.

Benché i Maya fossero un popolo pacifico per quel che riguarda i rapporti con le altre popolazioni, erano comuni i sacrifici umani e i riti sanguinolenti che si facevano in onore del Serpente Piumato considerato il progenitore della stirpe.

Secondo le credenze maya, solo con il dolore ed il sacrificio si potevano espiare i peccati commessi. Tutta la città partecipava attivamente ai riti sacrificali; anche il re era soggetto di riti propiziatori attraverso salassi di sangue. Si procurava volontariamente delle ferite, si raccoglieva il sangue e lo si bruciava in nome degli dei.

La continua necessità di vittime sacrificali portava spesso all’utilizzo dei prigionieri di guerra; si pensa addirittura che spesso gli scontri tra due città avvenissero solamente per procurarsi schiavi e future vittime sacrificali.

 

All'arrivo degli Spagnoli, Quetzalcòatl rappresentava presso gli Aztechi il dio del vento. Simboleggiava anche l'acqua e la fertilità e, per estensione, la pioggia e la vegetazione o persino il manto verde della natura che si desta in primavera. Sedeva al primo posto nel pantheon di Teotihuacàn, la grande città teocratica degli altipiani del Messico centrale, assai prima che si verificassero le invasioni dei Toltechi e degli Aztechi.
Alla fine dell' VIII secolo, quando le tribù tolteche di lingua nahua, specialiste nei sacrifici umani, s'infiltrano nel territorio di Teotihuacàn e distruggono la città, adottano, secondo le loro tradizioni, il Serpente Piumato, cui danno il nome nahua di Quetzalcòatl (quetzal: piume preziose, e còatl: serpente).
Il Serpente Piumato si diffuse in tutto il Messico sulla scia dei feroci conquistatori. Col suo potere essenziale e benefico di "portatore di piogge", divenne ben presto la divinità tolteca predominante, al punto che il suo solo nome si rivesti di virtù magiche e finì col diventare il titolo supremo riservato ai re-sacerdoti di quel popolo.
Quando i guerrieri aztechi, del pari di lingua nahua, dilagarono a loro volta sugli altipiani a partire dal XIII secolo, raccolsero e assimilarono le tradizioni, le leggende e le gesta storiche dei cugini Toltechi.
Dalle loro cronache apprendiamo che il quinto sovrano tolteco, Quetzalcòatl, visse cinquantadue anni, dal 947 al 999. In realtà si chiamava Ce-Acatl (Uno-Canna) dal nome dell'anno di nascita; ricevette il titolo di Quetzalcòatl quando venne eletto re-sacerdote di Tollan, alla morte del padre.
Quetzalcòatl era un uomo di grande bruttezza: portava la barba, ma era casto, pio, giusto e benevolo. Fu un grande realizzatore. Con lui ha inizio l'età d'oro dei Toltechi.
Troppo breve, purtroppo; perché il sovrano di Tollan commise un grave errore.
Avendo tentato di abolire i sacrifici umani per sostituirli con offerte di fiori, incenso, farfalle e pane di mais, si fece numerosi nemici, particolarmente fra i capi guerrieri. Questi ultimi moltiplicarono le occasioni per far cadere in errore e in peccato il loro re.
Impuro, diventava automaticamente indegno del trono e poteva essere destituito. Tutti i loro tentativi fallirono, fino al giorno in cui gli offrirono uno specchio.
Spaventato dalla propria bruttezza e dalle proprie profonde rughe, egli acconsentì a bere un liquido ad alta gradazione alcolica per cacciare la sgradevole impressione. Cantò, bevve ancora, scordò ogni dignità e sprofondò in una triste dissolutezza. L'indomani il suo cuore era gravato dalla vergogna.
Preferì perciò lasciare Tollan e prese, col suo seguito, la strada di Tlapollan, in direzione est.
Quetzalcòatl morì l'anno uno-canna, un anno che portava lo stesso nome di quello della sua nascita, essendo vissuto cinquantadue anni, vale a dire un intero ciclo di tempo.
Alla sua morte, un altro importante ciclo prendeva l'avvio per cinquantadue anni. Il cuore di Quetzalcòatl raggiunse Venere, la stella del mattino, e il pianeta assunse da quel momento in poi il nome di Ce-Acatl.
Le cronache azteche insistono molto sul fatto che il re barbuto della città di Tollan, ossia della regione dell'ovest, paese del colore bianco, fuggì verso est, paese del colore rosso e nero, al fine di prendere il mare e perire tra le fiamme.
Questi racconti precolombiani aggiungono che Quetzalcòatl aveva dichiarato, prima della partenza, che sarebbe tornato da est per mare a restaurare il suo regno tolteco.
Questa predizione avrebbe notevolmente semplificato il compito di Cortés al suo arrivo in terra azteca. L'imperatore Moctezuma immaginò che la vecchia profezia si traducesse in realtà.
Tutto concordava: lo straniero portava la barba, era bianco, colore simbolico dell'ovest, e quindi di Quetzalcòatl, e giungeva da est, per mare, nell'anno uno-canna! Cosi', anziché schiacciare lo spagnolo appena sbarcato con le centinaia di migliaia di guerrieri di cui disponeva, si affrettò a fare offerte agli dei e doni a Cortés. Tra questi doni c'era la sontuosa acconciatura di piume di quetzat che era appartenuta, stando alla tradizione, a Quetzalcòatl stesso.
In tal modo Moctezuma consegnò l'impero azteco agli Spagnoli