YONAGUNI
Yonaguni
Yonaguni ドゥナンチマ Dunan-chima (JA) 与那国島 (Yonaguni-jima) |
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Localizzazione | |
Localizzazione | Oceano Pacifico |
Coordinate | 24°26′58″N 122°56′01″ECoordinate: 24°26′58″N 122°56′01″E (Mappa) |
Geografia fisica | |
Arcipelago | Ryūkyū |
Superficie | 28.88 km² |
Geografia politica | |
Stato | Giappone |
Regione | Kyushu |
Prefettura | Okinawa |
Porti principali | porto di Kubura |
Aeroporti principali | aeroporto Yonaguni |
Demografia | |
Abitanti | > 1.655 (al febbraio del 2012) |
dati estratti da todaytourism.com |
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Yonaguni Dunan-chima nel linguaggio locale, è il nome dell'isola più occidentale del Giappone. Il nome nativo dell'isola, Dunan, è affine con l'elemento Yona nella lingua giapponese. Il territorio dell'isola fa interamente parte della omonima città di Yonaguni. Nell'isola è si parla la lingua Yonaguni, molto diversa dalle altre lingue delle Ryūkyū. Un prodotto tipico locale è l'hanazake, un distillato prodotto solo a Yonaguni, variante dell'awamori di Okinawa, da cui differisce per la gradazione alcolica di 60°.
Geografia
Yonaguni si trova a 125 km (78 miglia) dalla costa est di Taiwan ed all'estremità di sud-ovest delle isole Ryūkyū. Fa parte del gruppo delle isole Yaeyama, malgrado sia piuttosto isolata dalle altre. Ha un'area di 28.88 km² (11,2 miglia quadrate), una popolazione di circa 1.700 abitanti, una temperatura media annua di 23.9 C°, e una precipitazione annua di 3.000 mm. È sotto la giurisdizione della municipalità di Yonaguni, che fa parte del distretto di Yaeyama, nella prefettura di Okinawa. I 3 centri abitati dell'isola sono Sonai a nord, Kubura ad ovest e la piccola Higawa a sud.
Il capo Irizaki è il punto più a ovest dell'isola e dell'intero Giappone. Taiwan è visibile da Irizaki in pieno giorno.
Flora e fauna
Caratteristiche dell'isola sono il cavallo di Yonaguni (ヨナグニウマ yonaguni-uma?), un pony di cui sono rimasti pochi esemplari, e la farfalla cobra (ヨナグニサン yonaguni-san?), la specie di falene più grandi del Giappone. Le acque circostanti l'isola, nel periodo invernale, sono meta migratoria di squali martello. È l'unico posto del Giappone dove si può occasionalmente avvistare qualche esemplare di squalo balena.[3] Ogni anno, in luglio, si tiene una competizione di pesca del pesce spada.
Storia
Alcuni studiosi ipotizzano che Yonaguni facesse parte del continente verso la fine dell'ultima era glaciale. Lo stile dei più antichi reperti archeologici, utensili in pietra trovati nella spiaggia di Tuguru, fanno supporre che gli antichi abitanti avessero contatti con le civiltà del sudest asiatico. Storicamente, l'isola ha rappresentato un punto di passaggio per i commerci tra il Giappone e Taiwan.
Vi sono tracce di insediamenti del XV secolo nelle rovine del villaggio Shima Nakamura, dove era stanziata una comunità capeggiata dalla famosa Sanai Isoba, della cui effettiva esistenza non esiste documentazione storica. È comunque un personaggio centrale nella tradizione orale di Yonaguni, secondo la quale Sanai Isoba fu importante per la cultura e per l'economia locale. Guidò inoltre gli isolani nel respingere un tentativo di invasione delle armate del signore di Yaeyama, nel 1500. È tuttora celebrata a Yonaguni con una cerimonia che si tiene una volta all'anno.
Nel 1522, l'isola cadde nelle mani del Regno delle Ryūkyū, la cui capitale era Shuri, ad Okinawa. Nel XVII secolo, Yonaguni divenne parte dello Han di Satsuma, feudo dell'isola giapponese di Kyushu. Nel 1879 tutte le Ryūkyū vennero formalmente annesse al Giappone ed incluse nella nuova prefettura di Okinawa.
Nel 1908 fu istituito il villaggio di Yonaguni (Yonaguni-son), che faceva parte del distretto di Yaeyama. Il territorio dell'isola divenne una municipalità nel 1948. Nel 1945 le Ryūkyū vennero occupate dagli Stati Uniti, che le restituirono al Giappone nel 1972, come parte della neonata prefettura di Okinawa. Il 4 maggio del 1998, l'isola venne gravemente danneggiata da un terremoto sottomarino.
Trasporti
L'isola si può raggiungere in aereo, le compagnie aeree Japan Transocean Air e Ryukyu Air Commuter collegano regolarmente l'aeroporto Yonaguni con gli scali di Naha, nell'isola di Okinawa, e di Ishigaki, nell'omonima vicina isola.
Il porto di Kubura, situato nella parte occidentale dell'isola, dispone di un servizio di traghetti che lo collega al porto principale di Ishigaki. Vi sono anche navi cargo che effettuano trasporti tra Kubura e Naha, ed occasionali traghetti per Taiwan.
Autobus gratuiti collegano le tre cittadine principali dell'isola, il percorso è circolare e non copre la parte occidentale dell'isola.
Strutture sommerse
L'isola divenne famosa alla fine del XX secolo, dopo che venne scoperta sui fondali marini al largo delle coste meridionali dell'isola una grande struttura in pietra conosciuta come Monumento di Yonaguni.
La scoperta avvenne nel 1987, quando alcuni subacquei si immersero nelle acque a sud dell'isola per studiare la grande popolazione di squali martello che si radunano nella zona. Fu il giapponese Kihachiro Aratake, nel corso di queste immersioni, che scoprì per caso quella che gli sembrò una struttura architettonica, una parte della quale è stretta tra due pilastri che si innalzano a otto metri dalla superficie. Nel suo insieme, le strutture rinvenute richiamano le piramidi egiziane.
Da allora molti sono gli scienziati che hanno studiato il fenomeno, malgrado la presenza di forti correnti oceaniche, che rendono proibitive le immersioni.
I fondali marini contengono quelle che sembrano essere le rovine di una civiltà formatasi alla fine dell'era glaciale. Sono state rinvenute tracce di flora, fauna e stalattiti che si formano abitualmente solo in superficie. La loro somiglianza con altri reperti del mondo antico ha portato qualcuno a teorizzare che potrebbero essere i resti di un'antica civiltà risalente a 10.000 anni fa. Altre analisi indicano che l'origine della struttura, che misura 120 m in lunghezza, 40 m in ampiezza e 20–25 m in altezza, possa risalire ad 8.000 anni fa
Controversia
La singolare conformazione delle rocce che compongono il "monumento", ha dato luogo ad una controversia sulla sua origine. Secondo alcuni studiosi, sarebbe frutto del lavoro dell'uomo, ipotesi che comporterebbe l'esistenza di un'antica civiltà scomparsa. Secondo altri scienziati, le cause che hanno portato alla sua formazione sono di esclusiva origine geologica e naturale.
Ipotesi sulle origini artificiali
Un gruppo di scienziati diretti dal professor Masaaki Kimura, dell'Università delle Ryūkyū, studiò le vestigia e Kimura arrivò alla conclusione che le piramidi possono essere state costruite dall'uomo, come confermerebbe il rinvenimento di quella che qualcuno assimila a una "faccia", posta su un lato delle strutture. Per adesso non ci sono prove archeologiche a conferma di questa teoria.
Kimura stima che il periodo in cui furono scavate le rocce fu l'era glaciale, quando l'area dove ora esiste Yonaguni faceva parte di un ponte continentale, che includeva le isole di Taiwan e le Ryūkyū, posto tra il Giappone e l'Asia. Il livello dei mari era più basso di quello attuale a causa del ghiaccio che si accumulava nelle zone temperate. Kimura sostiene che le piramidi sommerse di Yonaguni si trovano nel sito di una città vecchia di 5.000 anni che sprofondò 2.000 anni fa, mentre il geologo Teruaki Oshii suggerisce che potrebbero essere state costruite prima della fine dell'era glaciale.
Kimura afferma di aver trovato almeno 15 strutture artificiali al largo di Yonaguni, incluso un castello, collegamenti di strade e acquedotti e, dopo aver calcolato l'età delle stalattiti presenti in grotte sottomarine delle acque circostanti, ha stimato la datazione in 5.000 anni fa. Sostiene inoltre di aver trovato impresse sulle rocce immagini di animali e persone.
Tra i sostenitori delle origini artificiali delle piramidi sommerse di Yonaguni, vi è chi le mette in relazione con il mitologico e scomparso continente Mu.
I Teorici degli antichi astronauti, invece, sostengono che questa formazione rocciosa possa rappresentare una sorta di base per navicelle spaziali usate in tempi antichissimi dagli extraterrestri. Non c'è però alcuna prova a supporto di tale tesi che rimane nell'ambito delle speculazioni parascientifiche.
Ipotesi sulle origini naturali
Diversi noti studiosi che hanno a loro volta ispezionato la struttura, tra i quali John Anthony West ed il geologo Robert Schoch, ipotizzano invece che la sua formazione sia dipesa dall'erosione delle rocce da parte dell'oceano e della barriera corallina, attribuendo quindi la formazione delle rovine a cause esclusivamente naturali.
Geologi che hanno familiarità con l'area, sostengono che le strutture siano di origine geologica, e le precise forme geometriche di varia complessità che sono parte della formazione, comprovate da foto in immersione, hanno caratteristiche non dissimili da altre formazioni geologiche conosciute, come il selciato del gigante, in Irlanda del Nord, o le scale della Old Rag Mountain, in Virginia.
Robert Schoch ha affermato che le rocce in questione "sono tutte naturali...e sono il risultato di una geologia di base e di una classica stratigrafia di rocce arenarie, che tendono a staccare tra loro diverse placche di fondali marini creando l'effetto particolare dei bordi, specialmente in un'area con forte attività sismica." Secondo Schoch, quelle che vengono a suo parere erroneamente scambiate per strutture e decorazioni artificiali, sono quindi graffiti dovuti ad agenti naturali, come l'azione dell'acqua e dei coralli.