CRIMINALITA' IN ITALIA

19.12.2012 15:14

La criminalità in Italia è presente in varie forme, anche dalla presenza di associazioni a delinquere natie del territorio come Camorra, Cosa nostra e 'ndrangheta che si sono estese con molteplici diramazione ben fuori i confini territoriali

Con un tasso di 0,013 per 1.000 persone, l'Italia è al 47º posto nel mondo per omicidi. Questo rende il tasso di omicidi in Italia meno di 1/3 di quello degli Stati Uniti, per fare una comparazione. L'Italia è anche più sicura di Finlandia, Francia, Islanda, Australia, Canada e Regno Unito e solo marginalmente meno sicura di Spagna, Germania e Olanda L'Italia è anche un paese con bassi tassi di stupro rispetto alla maggior parte delle altre nazioni del mondo occidentale (46° nel mondo).Secondo il Rapporto sulla Criminalità redatto dal Ministero degli Interni, gli omicidi consumati e tentati presentano un andamento così caratterizzato: picchi negli anni sessanta e all’inizio degli anni novanta. Nel 1991, punto di massimo, comincia un andamento in decrescita, che sarà particolarmente sensibile nel caso degli omicidi consumati.

Nel 1991 le statistiche delle Forze dell'ordine attribuivano alla criminalità organizzata oltre 700 dei 1.901 omicidi avvenuti in quell’anno, nel 2006 solo 109 dei 621. A questo si aggiunge il declino anche degli omicidi della criminalità comune (furto o rapina) che, dal 2004, si sono ridotti tra le due e le tre decine, dopo aver raggiunto livelli ben più bassi rispetto al decennio precedente.

Gli omicidi in ambito familiare o per passioni amorose sono aumentati in maniera importante negli ultimi anni, raggiungendo il massimo tra il 2002 e 2003.Crescita consistente delle denunce per il reato di violenza sessuale hanno registrato dalla fine degli anni novanta. Bisogna, però, tener presente che alcuni casi potrebbero non essere stati oggetto di denuncia mentre d'altro canto alcune denunce potrebbero essere false. Non risultano studi significativi riguardo l'entità relativa dei due fenomeni. Inoltre la definizione di quali comportamenti configurino il reato di violenza sessuale è stata modificata più volte, ampliandone lo spettro di applicazione fino a includere azioni precedentemente non considerate penalmente perseguibili all'interno di questa fattispecie penale. Non vi è consenso su quale fra quelle citate sia la causa del notevole incremento nel numero di denunce registrate nell'ultimo ventennio.

Tanto i furti quanto le rapine hanno registrato una forte crescita nel corso degli anni settanta, raggiunto il culmine agli inizi degli anni novanta. Anche in questo caso però, entrambi i reati hanno visto invertire questa tendenza per i furti il tasso comincia a crescere nuovamente a partire dalla metà degli anni novanta e si è riavvicinato oggi ai livelli elevati del 1991.

I dati dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza (Demos, Osservatorio di Pavia e Unipolis) riportano che il TG1 (e parimenti il TG5) ha dedicato l'11% delle notizie di prima serata ai "fatti criminali", contro un livello minore (a parità di numero di crimini) dei telegiornali di altri paesi europei: 8% BBC, 4% TVE (Spagna) e France 2, 2% ARD (Germania)

Secondo il sociologo Ilvo Diamanti, l'Italia si caratterizza per il rapporto tra i mezzi di informazione (specialmente la televisione) e i fatti di criminalità comune. Diamanti sottolinea come i media italiani puntino alla "serializzazione" e alla "drammatizzazione" dei casi criminali, mentre in altri paesi l'informazione è "puntuale" e "contestuale". Ciò avviene soprattutto quando si tratta di casi che coinvolgono persone comuni, o che si sviluppano nell'ambito amicale e familiare, specificando l'intento voyeuristico da comunità ristretta.

Ulteriori spinte caratteristiche dei media italiani potrebbero venire, dal rapporto con la politica, che tende a sfruttare i media per condizionare la percezione sociale dei fenomeni, e così spostare l'attenzione dell'opinione pubblica, ad esempio, dalla disoccupazione alla criminalità. Infine, il costume italiano di sottolineare la nazionalità delle persone coinvolte in fatti criminali, collegato alle caratteristiche di "serializzazione" mediatica, porterebbe a rinforzare i pregiudizi dell'opinione pubblica verso le comunità immigrate, senza aiutare ad avviare una riflessione sui processi di integrazione.

Nei decenni successivi al secondo dopoguerra si è assistito alla violenza politica, che ha portato la criminalità dapprima esclusiva di alcune mafie, ad estendersi all'intera penisola tramite organizzazioni estremiste che hanno perdurato negli anni di piombo anche con atti di terrorismo.

Nel corso degli anni settanta/ottanta la criminalità italiana era rappresentata da organizzazioni criminali più o meno sparse nelle principali metropoli, e alcune di esse hanno caratterizzato la storia buia dell'Italia (Banda della Magliana).

Criminalità organizzatA

A causa di difficili condizioni economiche, nella seconda metà dell'Ottocento nel sud del Paese si cominciarono a costituire federazioni di famiglie organizzate su base territoriale, che sarebbero poi diventate: Cosa Nostra in Sicilia, la Camorra in Campania, e la 'Ndrangheta in Calabria, dalla quale nacque, molto più tardi, il gruppo dei Basilischi centrati sulla Basilicata. Furono i clan formati da italiani espatriati negli Stati Uniti, che diffusero nel mondo intero il termine "mafia" come sinonimo di "crimine organizzato".

Con gli anni, oltre a crearsi un equilibrio sulla competenza territoriale di gruppi e famiglie, si instaurò anche un modus vivendi, che ricalcava e ricalca il despotismo feudale. Il "guardapiazza colui che difende il territorio", cioè il capo patriarcale di un clan, impone con le armi il suo dominio su di un gruppo, ed il dominio di tale gruppo su una zona, e poi fornisce agli abitanti del territorio, in cambio di fedeltà e sottomissione, protezione da altri gruppi rivali. All'interno del suo feudo amministra giustizia, riscuote tributi, elimina ogni minaccia interna o esterna, assicura per lui e il suo cerchio di fedeli le migliori risorse.

In quanto centro di potere, un clan mafioso entra automaticamente in conflitto e competizione con qualunque stato che lo ospiti, sfidando apertamente il monopolio statale dell'uso legittimo della forza.

I diversi gruppi mafiosi rinunciarono ad attaccare le truppe regolari, e questo consentì la loro sopravvivenza nei primi decenni dopo la conquista del sud Poi continuarono ad impiantarsi  nel tessuto sociale, profittando della latitanza dello stato civile, che lasciò la zona priva d'istruzione, collegamenti e cibo. In seguito, dal novecento in avanti, incominciarono ad arrivare crescenti flussi di capitali che, attraverso la spesa pubblica, si riversarono nel meridione, e le organizzazioni criminali furono le prime a beneficiare di tali risorse Le attività mafiose ebbero come principale conseguenza il sabotaggio di ogni possibile sviluppo commerciale, rendendo impraticabili le strade, pericolosi gli scambi e inoperanti i meccanismi di domanda - offerta.