concilio vaticano secondo

14.02.2013 18:58

 

Primo annuncio del Concilio

Il Concilio Ecumenico Vaticano II fu annunciato da Giovanni XXIII in una allocuzione tenuta nella Basilica di San Paolo fuori le Mura il 22 gennaio del 1959, unitamente al Sinodo della diocesi di Roma ed alla riforma del Codice di Diritto Canonico.

Ecco le parole precise del papa Giovanni XXIII:

« Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale. »

Poiché il Concilio ecumenico Vaticano I non si era mai concluso, si pose la questione giuridica se il concilio annunciato da papa Giovanni XXIII fosse una continuazione del Vaticano I, oppure un nuovo concilio; la questione fu risolta il 15 luglio 1959 quando il papa fissò come sede del concilio la Basilica di san Pietro (e precisamente la navata centrale) dandogli la denominazione di Concilio ecumenico Vaticano II.

Il Concilio - i cui scopi erano la coscienza ed il rinnovamento della Chiesa, i fratelli separati ed il colloquio con il mondo contemporaneo – avrebbe dovuto avere uno scopo prevalentemente pratico, pastorale, normativo, pur non escludendo, anzi richiedendo l’esposizione della dottrina comune sui temi oggetto delle costituzioni, dei decreti e delle dichiarazioni.

Preparazione del Concilio

E’ durata circa tre anni e mezzo. Vi si distinguono due fasi.

La fase anti – preparatoria che ebbe inizio il 17 maggio 1959 – festa di Pentecoste – con la creazione di una Commissione anti – preparatoria di cui era presidente il Segretario di Stato Cardinale Domenico Tardini e segretario Mons. Pericle Felici, incaricata di consultare i cardinali, gli arcivescovi e i vescovi, le Congregazioni Romane, i superiori generali delle famiglie religiose, le università cattoliche ed ecclesiastiche, ivi comprese le facoltà teologiche, sui temi da trattare eventualmente nel futuro concilio. Le risposte pervenute raggiunsero la cifra di 1998, pari al 77% delle persone e degli enti interpellati.

Il primo lavoro della segreteria della Commissione fu la raccolta delle risposte, nonché la loro catalogazione per argomento e la elaborazione di alcune migliaia di preposizioni contenenti in poche parole le proposte formulate: tutto questo materiale fu edito in 16 tomi (distribuiti in 4 volumi) di complessive 10.000 pagine.

La fase anti – preparatoria fu dichiarata conclusa il 1 maggio del 1960.

La fase preparatoria, invece, ebbe inizio il 5 giugno 1960 – anche esso festa di Pentecoste – con il Motu proprio “Superno Dei natu”. Vennero costituite: una commissione centrale, con quattro sotto – commissioni (sul regolamento – materie miste – emendamenti – organizzazione) presieduta dallo stesso sommo pontefice; dieci commissioni: teologica – dei vescovi e del governo delle diocesi – della disciplina del clero e del popolo cristiano – dei religiosi – della disciplina dei sacramenti – della liturgia – degli studi e dei seminari – delle chiese orientali – delle missioni – dell’apostolato dei laici; quattro segretariati: del cerimoniale, della stampa e dello spettacolo, per l’unione dei cristiani, ammirativo,

La scelta dei membri delle commissioni e dei segretariati fu operata dal papa stesso con criteri universalistici, per raggiungere la più vasta rappresentatività possibile e permettere una proficua dialettica sulle idee. Mentre le commissioni preparatorie sono scadute, iniziandosi l’attività conciliare vera e propria, i quattro segretariati hanno continuato la loro attività fino alla fine del concilio.

Le commissioni, convocate la prima volta per il 14 novembre 1960, lavorarono fino al 20 giugno del 1962 elaborando 75 schemi di decreti, ridotti poi a 22 dalla Commissione Centrale che espresse parere negativo su alcuni schemi riguardanti argomenti troppo particolari che meglio potevano essere demandati alla revisione del Codice di Diritto Canonico ed inoltre precedette ad unificare in una trattazione di più ampio respiro quegli schemi che potevano essere considerati come i capitoli di uno stesso schema.

Segretario generale sia della Commissione Centrale , sia di tutto l’apparato preparatorio, fu confermato Mons. Pericle Felici

Il 25 dicembre del 1961, con la Costituzione apostolica “Humanae salutisd£ Giovanni XXIII indisse ufficialmente il Concilio Ecumenico Vaticano II; il 2 febbraio del 1962 con il Motu proprio “Consilium” ne fissava la data di apertura per l’11 ottobre 1962; “ si ricollega al ricordo del grande Concilio di Efeso, che ha la massima importanza nella storia della Chiesa».

ed il 6 agosto 1962 con il Motu proprio “Appropinquante Concilio”, stabiliva il regolamento dei lavori conciliari.

I periodi del Concilio

L’apertura

Il Concilio fu dunque aperto ufficialmente l'11 ottobre del 1962 da papa Giovanni XXIII all'interno della Basilica di San Pietro in Vaticano, con cerimonia solenne. In tale occasione pronunciò il celebre discorso Gaudet Mater Ecclesia (Gioisce la Madre Chiesa) nel quale indicò quale fosse lo scopo principale del concilio:...] occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. » Giovanni XXIII, 11 ottobre 1962Il sinodo si caratterizzò pertanto subito per una marcata natura "pastorale": non si proclamarono nuovi dogmi (benché siano stati affrontati dogmaticamente i misteri della Chiesa e della Rivelazione), ma si vollero interpretare i "segni dei tempi" (Matteo 16, 3); la Chiesa avrebbe dovuto riprendere a parlare con il mondo, anziché arroccarsi su posizioni difensive.Nello stesso discorso Roncalli si rivolse anche ai «profeti di sventura», gli esponenti della Curia e del clero più avversi all'idea di celebrare un Concilio:« Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa »Quella stessa sera il pontefice pronunciò inoltre il celebre "Discorso alla luna".

Un Concilio “Ecumenico”

u un vero e proprio Concilio "ecumenico": raccolse quasi 2500 fra cardinali, patriarchi e vescovi cattolici da tutto il mondo.

Al momento dell'apertura, il vescovo più anziano era l'italiano mons. Alfonso Carinci, di 100 anni, arcivescovo titolare di Seleucia di Isauria, Segretario emerito della Sacra Congregazione dei Riti, nato a Roma il 9 novembre 1862, ed ivi morto il 6 novembre 1963, mentre il più giovane era il peruviano mons. Alcides Mendoza Castro, di 34 anni, vescovo titolare di Metre, ausiliare di Abancay, nato a Mariscal Cáceres il 14 marzo 1928, consacrato vescovo il 28 aprile 1958, morto il 20 giugno 2012 a Lima.Fu la prima vera occasione per conoscere realtà ecclesiali fino a quel momento rimaste ai margini della Chiesa. Infatti nel corso dell'ultimo secolo la Chiesa cattolica da eurocentrica si era andata caratterizzando sempre più come una Chiesa universale, soprattutto grazie alle attività missionarie avviate durante il pontificato di Pio XILa diversità non era più rappresentata dalle sole Chiese cattoliche di rito orientale, ma anche dalle Chiese latino-americane ed africane, che chiedevano maggiore considerazione per la loro "diversità". Non solo: al Concilio parteciparono per la prima volta, in qualità di osservatori, anche esponenti delle comunità cristiane scismatiche con la Chiesa di Roma, come ad esempio quelle ortodosse e protestantiEminenti vescovi che parteciparono al concilio furono: il Cardinale Giovanni Battiusta Montini, arcivescovo di Milano, il Cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna, il Cardinale Giovanni Urbani, Patriarca di Venezia, il Cardinale Franz Konig arcivescovo di Vienna, il cardinale Leo Joseph Suenens, arcivescovo di Bruxelles, il cardinale Stephan Wyszynsk, arcivescovo di Varsavia, il cardinale olandese Bernard Jan Alfrink, arcivescovo di Utreth, il cardinale Jopeph Frings, arcivescovo di Colonia e molti altri

Sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II Il Concilio propriamente detto si è sviluppato in quattro periodi con tre intervalli di circa nove mesi ciascuno, durante i quali le commissioni conciliari continuarono i loro lavori, ed i Padri conciliari tramite la Segreteria del Concilio stesso, sono stati invitati a formulare delle proposte e ad esprimere per scritto il loro parere su questioni riguardanti gli schemi dei decreti.Nei quattro periodi i padri conciliari hanno tenuto 168 Congregazioni Generali e 10 Sessioni pubbliche, presiedute dal papa, hanno fatto oltre 6.000 interventi orali e scritti, ed hanno proceduto a ben 521 votazioni nelle quali furono utilizzate dai padri conciliari circa 1.300.000 schede meccaniche, scrutinate con l’aiuto di impianti meccanografici. Gli interventi, i discorsi, le discussioni, sono stati tutti registrati: le registrazioni sono state confrontate con i testi scritti degli interventi dei singoli padri conciliari che dovevano consegnare alla Segreteria.

Primo periodo Dopo la solenne inaugurazione fatta da Giovanni XXIII, l’11 ottobre 1962, i padri conciliari hanno proceduto alla elezione dei membri delle dieci commissioni (dottrinale – dei vescovi e del governo delle diocesi – delle chiese orientali – per la disciplina dei sacramenti – del clero e del popolo cristiano – dei religiosi – delle missioni – della sacra liturgia – degli studi e dei seminari – dell’apostolato dei laici – della stampa e dello spettacolo) per la parte che loro spettava: infatti la nomina dei presidenti, dei segretari e la nomina di un terzo dei membri era fatta dal Sommo Pontefice. Il Segretariato per l’unità dei cristiani opportunamente allargato, ebbe compiti analoghi a quelli delle commissioni conciliari.Successivamente l’assemblea ha esaminato gli schemi sulla rivelazione, sulla liturgia, sui mezzi di comunicazione sociale, sull’ecumenismo; ebbe inizio anche la prima analisi dello schema sulla Chiesa.Il primo periodo si chiuse l’8 dicembre del 1962 con un discorso di Giovanni XXIII.Nell’intervallo tra il primo ed il secondo periodo, il 3 giugno 1963 moriva papa Giovanni XXIII ed il 21 giugno 1963 venne eletto papa il Cardinale Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, che prese il nome di Paolo VI ed ordinò la continuazione del Concilio.Giovanni Battista Montini (papa Paolo VI), il quale nel suo primo radiomessaggio del 22 giugno 1963 parlò della continuazione del concilio come dell'«opera principale» e della «parte preminente» del suo pontificato, facendo così propria la volontà del predecessore.Nel suo primo discorso da pontefice ai padri conciliari, Montini indicò inoltre quali fossero gli obiettivi primari del sinodo a)Definire più precisamente il concetto di Chiesab)Il rinnovamento della Chiesa cattolicac)La ricomposizione dell’unità fra tutti i cristianiDialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo

Secondo Periodo

La seconda sessione del Vaticano II fu inaugurata da papa Paolo VI il 29 settembre del 1963: in questa fase l’assemblea conciliare ha concluso e portato a termine l’esame dello schema sulla Liturgia e sui mezzi di comunicazione sociale; ha iniziato poi l’esame dello schema sull’ufficio pastorale dei vescovi. Nella seduta conclusiva di questo secondo periodo, tenuta il 4 dicembre del 1963 vennero votati e promulgati i seguenti documenti conciliari: la Costituzione sulla Sacra Liturgia (2147 sì, 4 no, 1 nullo) ed il decreto sugli strumenti della comunicazione sociale (1960 sì, 164 no, 7 nulli): nel suo discorso Paolo VI annunciò l’intenzione di recarsi pellegrino in Terra Santa per il buon esito del Concilio.

Il viaggio si svolse sei giorni 4 – 6 gennaio 1964 e culminò nel duplice incontro avvenuto a Gerusalemme il 5 e il 6 gennaio tra Papa Paolo VI ed il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora.

3. Terzo Periodo

La terza sessione inizia il 14 settembre 1964: l’assemblea dei padri conciliari ha concluso a termine l’analisi degli schemi sulla chiesa, sulle chiese orientali cattoliche e sull’ecumenismo; ha inoltre esaminato gli schemi sull’ufficio pastorale dei vescovi, la libertà religiosa, le religioni non cristiane, la rivelazione, l’apostolato dei laici, i sacerdoti, l’educazione cristiana, il matrimonio, la chiesa ed il mondo moderno, i religiosi, i seminari.

Nella seduta conclusiva del terzo periodo, il 21 novembre 1964, furono votati e promulgati i seguenti documenti conciliari: la costituzione dogmatica sulla chiesa (2151 sì, 5 no), il decreto sulle chiese orientali cattoliche (2110 sì, 39 no), il decreto sull’ecumenismo (2137 sì, 11 no); in quell’occasione nel discorso di chiusura di questa terza sessione Paolo VI proclamò Maria SS MATER ECCLESIAE.

4. Quarto Periodo

L’inaugurazione della quarta ed ultima sessione del Vaticano II ebbe inizio il 14 settembre 1965; l’assemblea conciliare ha concluso l’esame degli schemi sull’ufficio pastorale dei vescovi, il ministero e la vita sacerdotale, l’apostolato dei laici, l’educazione cristiana, le missini, i religiosi, la divina rivelazione, la libertà religiosa, le religioni non cristiane, la chiesa nel mondo contemporaneo.

Nella sessione pubblica del 28 ottobre 1965 vennero votati e promulgati i seguenti documenti conciliari: il decreto sull’ufficio pastorale dei vescovi (2319 s’, 2 no, 1 nullo), il decreto sul rinnovamento della vita religiosa (2321 sì, 4 no) il decreto sulla formazione sacerdotale (2318 sì, 3 no), e le seguenti dichiarazioni: sulla educazione cristiana (2290 sì, 35 no), sulla Chiesa e le religioni non cristiane( 2221 sì, 88 no, 1 nullo).

Nella sessione pubblica del 18 novembre 1965 furono votati e promulgati i s seguenti documenti: la costituzione dogmatica sulla divina rivelazione (2344 sì, 6 no), ed il decreto sull’apostolato dei laici (2340 sì, 2 no); nella sessione pubblica del 7 dicembre 1965 furono votati ed approvati i seguenti documenti: la dichiarazione sulla libertà religiosa (2308 sì, 70 no, 6 nulli); i decreti sull’attività missionaria della chiesa (2394 sì, 5 no) e sul ministero e la vita sacerdotale (2390 sì, 4 no), la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, altrimenti nota col nome di “Schema 13” (2309 sì, 75 no, 7 nulli)

Il Concilio Ecumenico Vaticano II si concluse con una sessione pubblica l’8 dicembre 1965: in quella circostanza i padri conciliari hanno inviato messaggi ai governanti, agli artisti, agli uomini di pensiero e di scienza, alle donne, ai lavoratori, ai poveri, a coloro che soffrono, ai giovani.

Durante questo ultimo periodo – e precisamente il 4 ottobre 1965 – si svolse il viaggio di Paolo VI all’ONU a New York in occasione del XX anniversario della fondazione della istituzione: il discorso di Papa Montini per decisione all’unanimità dei padri conciliari venne allegato agli atti del concilio.

Complessivamente il concilio Vaticano II ha approvato e promulgato 16 documenti e precisamente:

  1. quattro costituzioni: sulla Chiesa – sulla divina rivelazione – sulla liturgia – sulla Chiesa nel mondo contemporaneo;nove decreti ( il cui scopo è di formulare un programma concreto di aggiornamento alla luce della dottrina enunciata nelle costituzioni, in particolare quella sulla Chiesa): sull’ufficio pastorale dei vescovi – sul ministero e sulla vita sacerdotale – sulla formazione sacerdotale – sul rinnovamento della vita religiosa – sull’apostolato dei laici – sull’attività missionaria della Chiesa – sulle Chiese orientali cattoliche – sull’ecumenismo – sugli strumenti di comunicazione di massa.Tre dichiarazioni sull’educazione cristiana della gioventù – sulla Chiesa e le religioni non cristiane – sulla libertà religiosa.
  2. L’Assemblea Conciliare

Da papa Giovanni XXIII furono invitati a partecipare al Concilio i cardinali, i patriarchi, gli arcivescovi, i vescovi residenziali e titolari, i prefetti e gli abati “nullius” , i superiori generali delle famiglie religiose; a partire dalla seconda sessione del concilio parteciparono anche i prefetti apostolici su invito di Paolo VI. I padri che hanno partecipato a qualche sessione del concilio sono stati 2860( 1116 europei, 331 africani, 345 asiatici, 995 delle americhe, 73 dall’Oceania); 274 furono i padri conciliari che non hanno potuto partecipare all’assise conciliare per età, malattia, o per impedimenti di natura politica. Durante i lavori conciliari sono deceduti 253 padri e se sono stati nominati 296; la eccedenza dei nuovi nominati sui deceduti fu a vantaggio del continente Africano, Asiatico e dell’America del Sud, in cui nel frattempo erano state costituite delle nuove circoscrizioni apostoliche(diocesi, vicariati e prefetture apostoliche). L a presenza dei padri alle congregazioni generali oscillò tra un massimo di 2387 /6 – 12 – 1965) ad un minimo di 1692 (16 – 10 – 1965), con una presenza media sempre di 2100 – 2200 padri: nelle sessioni pubbliche le presenze furono un poco più numerose raggiungendo il massimo di 2399 nella nona sessione del 7 dicembre 1965.

I lavori dell’assemblea nel primo periodo furono diretti, a turno dai dieci cardinali del Consiglio di Presidenza, nominati da Giovanni XXIII: Paolo VI, prima dell’inizio della seconda sessione, ne nominò altri due, ma contemporaneamente affidò la direzione effettiva dei lavori conciliari ai quattro Cardinali Moderatori (Agagianian, Dofner, Lercaro, Suenens): ai Cardinali del Consiglio di Presidenza (presieduto dal Cardinale Tisserant, decano del Sacro Collegio), fu riservato il compito di curare l’osservanza delle norme stabilite nel Regolamento e di risolvere gli eventuali dubbi e difficoltà procedurali, in collaborazione col Tribunale Amministrativo, presieduto dal Cardinale Roberti.IL Segretariato esecutivo del concilio fu affidato a Mons. Pericle Felici, assistito, fin dall’inizio dei lavori, da cinque sotto – segretari: uno libanese di rito melchita, uno spagnolo, uno statunitense, uno tedesco ed un francese.I lavori delle Commissioni vennero seguiti e coordinati dalla Commissione di Coordinamento istituita da Giovanni XXIII il 5 dicembre 1962 e cioè verso la fine del primo periodo: essa fu presieduta dal Cardinale Amleto Cicognani, che era Segretario di Stato.Alcune centinaia di periti conciliari, nominati sia da Giovanni XXIII che da Paolo VI con i criteri della rappresentatività delle varie nazioni, tendenze, competenze, funzioni ecclesiastiche, hanno esercitato le funzioni di esperti delle varie commissioni.I lavori dei padri sia nelle congregazione che nelle commissioni sono stati eseguiti ed affiancati dalle adunanze delle conferenze episcopali dei vari paesi che si sono riunite a scadenze non fisse ed in numero di volte diverse. Le riunioni delle conferenze episcopali, pur non avendo avuto un carattere ufficiale, hanno esercitato un influsso notevole sui lavori del concilio. Anche le conferenze episcopali si sono servite nei loro lavori di esperti.E’ stato dichiarato che le spese complessive del Vaticano II – comprese le fasi preparatoria ed anti – preparatoria – furono di circa quattro miliardi e mezzo di lire italiane: la Santa Sede ha potuto sostenere tali spese per l’intervento generoso dei cattolici di tutto il mondo.

Il papa ed il concilio: Maggioranza e minoranza

Il Concilio Vaticano II è stato segnato dall’impronta della personalità dei papi: Giovanni XXIII e Paolo VI sotto il cui pontificato lo stesso concilio ebbe luogo.

Dopo d’averne presa l’iniziativa e regolata la preparazione, Giovanni XXIII con chiarezza ne ha indicato lo spirito informatore e la finalità nell’enciclica “Ad Petri cathedram” del 29 giugno 1959, nella allocuzione tenuta il 14 novembre 1960, a tutti i membri degli organismi preparatori, nella costituzione “Humanae salutis” del 25 dicembre 1961, nel messaggio dell’11 settembre 1962, e soprattutto nel discorso inaugurale dell’11 ottobre 1962.

Dal suo studio privato Giovanni XXIII segue i lavori conciliari per mezzo di una apparecchio televisivo. Il suo intervento più significativo fu il rinvio dello schema sulla divina rivelazione ad una commissione mista composta da membri della commissione teologica e del segretariato per l’unità dei cristiani.

Paolo VI nei suoi discorsi ai padri conciliari del 29 settembre e 4 dicembre 1963, del 14 settembre e 21 novembre 1964, del 14 settembre, 28 ottobre, 18 novembre e 7 dicembre del 1965 e nella enciclica “Ecclesiam suam” del 6 agosto 1964, ha fatto ulteriori specificazioni sugli scopi e sullo spirito del concilio, nella linea di papa Giovanni XXIII, In questo contesto vanno inseriti i viaggi di Paolo VI in Terra Santa, a Bombay e all’ONU a New York, l’immediata attuazione della riforma liturgica, e la creazione del Consiglio Episcopale, mentre ancora si svolgevano i lavori conciliari, , nonché la riforma della Curia romana, iniziata con la riforma del S. Uffizio, mutato nel nome e nelle strutture (Congregazione per la dottrina della fede)

Paolo VI ha perfezionato il Regolamento dei lavori conciliari con l’istituzione dei quattro cardinali Moderatori e con l’allargamento delle Commissioni: inoltre ha invitato ad assistere al Concilio uditori laici, uomini e donne.

Paolo VI – che ha sempre seguito con grande attenzione i lavori conciliari – nell’intento di raggiungere attorno ai testi conciliari il numero massimo dei consensi, è intervenuto con l’aggiunta di una NOTA PREVIA ESPLICATIVA ai modi circa il Cap III della costituzione dogmatica sulla Chiesa, riguardante la collegialità episcopale; con l’introduzione di 19 emendamenti sul decreto sull’ecumenismo, notificati al Segretariato per l’unità dei cristiani, come”suggestiones benevolas auctoritative espressas” e dal Segretariato stesso fatte conoscere ai padri conciliari, avanti le votazioni del 20 e del 21 novembre 1964, “ad maiorem claritatem textus”; e con l’aggiornamento al quarto periodo, del voto sulla libertà religiosa (17 – 20 novembre 1964), facendo proprie sia le decisioni del Consiglio di presidenza, sia quelle del Tribunale amministrativo al quale il papa aveva voluto che tutta la questione fosse differita.

Paolo VI infine si è riservato a sé tre questioni delicate: I MATRIMONI MISTI, IL CONTROLLO DELLE NASCITE, IL CELIBATO DEI PRESBITERI.

Anche nel Concilio Vaticano II, come nei concili ecumenici antecedenti, c’è stata una minoranza, più o meno vasta, più o meno agguerrita, di opposizione alla maggioranza; è questo un segno della piena libertà di discussione di cui ha sempre goduto l’assemblea conciliare. La minoranza ha avuto anche il merito di spingere la maggioranza ad una maggiore chiarificazione delle proprie idee. Il contrasto tra maggioranza e minoranza - che pure nella sua vivacità non ha mai raggiunto toni di drammaticità quali si sono verificati nei concili antecedenti, anche in quelli più vicini, come il concilio di Trento ed il Vaticano I – riguardò in modo particolare: agli inizi, le elezioni dei membri delle commissioni conciliari, e successivamente: 1) la pluralità degli usi liturgici ed in particolare l’uso delle lingue nazionali nella liturgia, soprattutto per le conseguenza che poteva avere nel tema dei rapporti tra il modo di proporre il messaggio cristiano –universale, immutabile e perciò identico per tutti (modo che pareva essere particolarmente garantito dal latino, lingua universale e consacrata da un uso plurisecolare) – e l’urgenza di inserire vitalmente il messaggio cristiano, indirizzato agli uomini di tutte le razze e di tutte le nazioni, nelle aree culturali loro proprie; 2) la collegialità episcopale, soprattutto per le conseguenze che poteva avere sul tema dei rapporti papa – vescovi, curia romana e conferenze episcopali nazionali; 3) la rivelazione cristiane e le sue fonti, nonché l’ecumenismo, , soprattutto per le conseguenze che poteva avere sul tema dei rapporti tra i cattolici e i cristiani non cattolici (in modo particolare coi protestanti) da una parte e la fedeltà a convinzioni fondamentali nel cattolicesimo come ad es. l’esistenza della tradizione come organo della rivelazione e la certezza che solo la Chiesa cattolica possiede integralmente la verità cristiana; 4) la libertà religiosa, per le conseguenze che poteva portare sul tema dei rapporti tra i diritti della coscienza e quelli della verità e conseguentemente sulla libertà di potere diffondere anche errori e sulla posizione giuridica della Chiesa negli stati cattolici; 5) l’accusa di deicidio fatta ai membri del popolo ebraico ed in genere i rapporti tra i cristiani e gli ebrei; 6) la posizione di Maria SS. Nella Chiesa che vide ad un certo momento l’assemblea conciliare nettamente divisa in due parti che press’a poco, nel numero, si equivalevano.

Sugli atteggiamenti dei padri conciliari hanno influito anche la formazione teologica ricevuta, la tradizione culturale, l’esperienza pastorale da loro fatta e le esigenze spirituali delle anime affidate alle loro cure.

Praticamente. In sede, di votazione finale, per un totale di oltre 2000 voti, i voti contrari per 10 documenti su 16 testi, furono pochi (da 2 a 11); i decreti sulle chiese orientali cattoliche e sull’educazione cristiana ebbero rispettivamente 89 e 35 voti contrari; la costituzione sulla chiesa nel mondo e le dichiarazioni sulla chiesa e le religioni non cristiane e sulla libertà religiosa ebbero rispettivamente 75, 88, 70 voti contrari: il massimo dei voti contrari fu registrato sulla votazione finale del decreto sugli strumenti della comunicazioni sociali: 164 contrari pari all’8%, del totale dei voti, che furono 2131.

I voti nulli raggiunsero il massimo di 7 nella votazione sul decreto dei mezzi di comunicazione sociale e sulla costituzione della chiesa nel mondo vi furono, almeno in misura tale da farsi notare, astensioni dal voto sotto forma di assenza, come quella degli antifallibalisti alla votazione sulla infallibilità del papa, verificatasi il 18 luglio 1870 nel Vaticano I.


 

  1. Gli osservatori e gli uditori laici

La presenza degli osservatori della chiese cristiane non cattoliche al Concilio, fu il frutto maturo sia di una azione lenta e costante di contatti sempre più frequenti, sia della creazione del Segretariato per l’unità dei cristiani ( 5 giugno 1960)

Nel primo periodo, all’apertura solenne del concilio, 17 chiese e comunità cristiane non cattoliche furono rappresentate da 46 osservatori e 8 ospiti; tra gli osservatori i rappresentati del Patriarcato di Mosca.

Nel secondo periodo, 22 chiese e comunità cristiane non cattoliche furono presenti con 59 osservatori e 9 ospiti; nel terzo periodo, 24 chiese e comunità erano al concilio con 70 osservatori e 13 ospiti(tra cui i rappresentanti del Patriarca di Costantinopoli, Atenagora); nel quarto periodo, 29 chiese e comunità con 90 osservatori e 19 ospiti.

Ogni martedì essi si radunavano con il Segretariato per l’unità dei cristiani per un dibattito sui temi conciliari trattati in settimana. Sia Giovanni XXIII che Paolo VI hanno concesso loro udienze speciali.

Il 4 dicembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio, nella basilica di San Paolo fuori le mura, si sono riuniti attorno a Paolo VI e a numerosi padri conciliari, tutti gli osservatori non cattolici per una liturgia della Parola. Il 7 dicembre 1965, sia nella Basilica di san Pietro in Vaticano, sia nella cattedrale ortodossa di Costantinopoli, Paolo VI con i padri conciliari e il patriarca di Costantinopoli Atenagora annullarono la scomunica che nel 1054 le chiese di Roma e di Costantinopoli si erano reciprocamente scambiate.

Giovanni XXIII aveva invitato ad assistere al Concilio e ai suoi lavori durante il primo periodo il laico e scrittore francese Jean Guitton.

Nel secondo periodo gli “uditori laici” (così erano chiamati) salì a 12 e nel terzo periodo divennero una quarantina, comprese 15 uditrici donne, alcune delle quali superiore religiose.

Contemporaneamente vennero invitati 35 parroci: alcuni laici ed alcuni parroci hanno preso la parola davanti ai padri conciliari; nessuna donna però parlo durante i lavori conciliari.

  1. Dopo il concilio

Il 3 gennaio 1966, Paolo VI con il Motu proprio “Finis concilio ecumenico Vaticano II” ha istituito le commissioni postconciliari per la attuazione sollecita dei decreti. Esse sono: la Commissione centrale per il coordinamento dei lavori delle commissioni e per la interpretazione dei decreti del concilio; la commissione dei vescovi e del governo delle diocesi; la commissione dei religiosi; la commissione delle missioni; la commissione per l’educazione cristiana; la commissione per l’apostolato dei laici: ad esse vanno aggiunte le commissioni già esistenti come quella per la revisione del Diritto Canonico, istituita da Giovanni XXIII, il Consiglio per l’applicazione della riforma liturgica e la commissione per gli strumenti della comunicazione sociale, istituite da Paolo VI. Inoltre continua la sua attività il Segretariato per l’unità dei cristiani cui da Paolo VI sono stati aggiunti i due segretariati per i non cristiani e per i non credenti.

Si potrà fare una storia vera e completa del Concilio Vaticano II solo quando si potrà esaminare tutti gli atti conciliari e quelli delle conferenze episcopali, tutti i documenti collaterali, : il vero significato del Concilio nella storia della chiesa apparirà ancora meglio a distanza di tempo, quando se ne vedrà con chiarezza i modi e la misura della attuazione.

Gia fin d’ora, tuttavia, è possibile constatare come il Concilio Vaticano II ha avuto una particolare risonanza nel mondo intero sia per il numero dei padri conciliari ( il quadruplo rispetto al Vaticano I), sia per la presenza al Concilio di tutti i paesi del mondo, di tutte le tendenze, di tutte le aree culturali. A questa particolare risonanza hanno contribuito i mezzi di comunicazione sociale, soprattutto la televisione e la stampa, cui fornì abbondanti notizie l’apparato dell’apposito ufficio stampa del concilio; la vasta partecipazione del mondo cristiano non cattolico e l’interessamento sia del mondo delle religioni non cristiane, sia del laicato di ogni tendenza culturale e politica documentano la vitalità del concilio che dimostrato così da essere stato particolarmente sensibile alle istanze più profonde del mondo contemporaneo.

A differenza di quanto accadde nei concili antecedenti, in occasione del Vaticano II, l’atteggiamento della quasi totalità dei governi degli Stati dei cinque continenti, è stato improntato a sensi di cordiale benevolenza.